Zdanov e la cultura

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Andrej Zdanov
view post Posted on 27/11/2011, 18:58




ZDANOV E LA CULTURA.


In quest'epoca, sembra che parlare di comunismo e di personaggi legati a quel percorso politico sia diventato un tabù.
Parallelamente, assistiamo sconcertati alla riabilitazione di racappriccianti figure politiche, contraddistinte dalle loro teorie e pratiche aberranti e disegualitarie. Il tutto, spesso, con la complicità di una sinistra colpevolmente consenziente. La storia va comunque conosciuta, a prescindere dalle proprie idee, perlomeno per non censurare e non amputare le nostre conoscenze.
Una figura sulla quale è stata esercitata spesso una esecrabile e acritica denigrazione mistificatrice, di basso livello, è quella di Andrei Zdanov, esponente politico considerato invece, in URSS, al suo tempo, uno dei massimi teorici di quel Paese.
Ritengo che vada effettuata una valutazione serena, senza dogmatismi di sorta, pensando alla difficile situazione storica in cui si trovava l'Unione Sovietica in quel periodo, appena uscita dalla seconda guerra mondiale, dove il suo tributo era stato di venti milioni di morti, e pensando alla successiva situazione, perlomeno altrettanto difficile. Pensiamo che alcune questioni culturali e filosofiche si sono poste solo diverso tempo dopo. E ricordiamoci che negli USA erano presenti fenomeni antidemocratici, dunque con finalità ben diverse, ai quali se ne aggiunsero ben presto altri, come ad esempio il duraturo maccartismo. Forme di neomaccartismo sono state perpetrate anche in seguito, e lo sono tutt'ora.
Ho scelto, di un celebre discorso di Zdanov, la parte riguardante Anna Akhmatova, la quale ebbe in quel periodo anche strani contatti con esponenti inglesi, contatti che vennero giustificati, da parte anticomunista, in modo piuttosto goffo. Ritengo utile riportare qui un brano di questo discorso, per continuare a trattare l'argomento antropologico, rilevando ancora una volta le manipolazioni compiute dai padroni anche in questo campo. E' sotto gli occhi di tutti l'attività plasmatrice dei rapporti umani, che i borghesi stanno esercitando. Basti pensare a determinate trasmissioni TV, a certi giornali, film, libri, canzoni, pubblicità, ecc.
Vediamo come vengono spinti, ad esempio, i rapporti e le questioni sessuali, in direzioni gradite ai capitalisti!
E, ancora una volta, come stiano propagandando una visione dionisiaca della realtà, atta a disgregare le fasce basse della società e a imporre il loro "divide et impera"!
Dobbiamo altresì evitare di cadere nella trappola della divisione della cultura in Kultur e Zivilisation.
Riguardo alla questione della Donna, i comunisti sono propugnatori della sua emancipazione, così come dell'emancipazione dell'intera società. Sto affermando da tempo la distinzione fra femminismo e neofemminismo. Il primo, che sostengo, rivendica (o rivendicava?) per l'appunto l'emancipazione della donna, e lotta (o lottava?) contro lo sfruttamento, compreso quello del corpo femminile; il secondo, che combatto, rivendica in nome del differenzialismo una società disegualitaria, auspicando il raggiungimento prevaricatorio di spazi di potere individuali sempre più grandi. Basti pensare alle neofemministe statunitensi che valutano positivamente la pornografia, considerata da esse strumento di potere delle donne. E preoccupante è anche la propaganda dell'intimismo, atto a distogliere l'attenzione dalle grandi questioni politiche e sociali, con la fuga "nel privato", funzionale agli interessi dei padroni. Ma grave è il vero e proprio lavaggio del cervello attuato tramite la televisione. Avere un televisore acceso in casa significa recepire, consciamente o inconsciamente, chi vi è inquadrato come realmente presente in casa. Ora, con la divulgazione dell'immagine dello statunitense "metafisicamente buono", esso, in casa, diventa un "amico", un "parente", una "brava persona"!
Ciò determina l'inconscio rigetto della possibilità di vedere gli USA come Paese esercitante politiche antidemocratiche. Penso che ci si debba confrontare con gli apici della cultura borghese e della cultura contemporanea. Ciò non significa però, come avviene oggi, passiva e succube ricezione di esse. Riguardo al brano qui riportato, esso è certamente da contestualizzare. Ma ritengo che in questo scritto siano elencate delle questioni dannosamente perse di vista da tempo.
E' ora di rialzare la guardia, riprendendo a discutere di queste tematiche!
Da:
"RAPPORTO SULLE RIVISTE ZVIEZDA' E LENINGRAD".
"...Passo alla questione della «creazione» letteraria di Anna Akhmatova. Le sue opere, negli ultimi tempi, appaiono sulle riviste di Leningrado nella forma di «rielaborazione ampliata». Ciò è tanto strano e innaturale, come se qualcuno oggi si mettesse a ripubblicare le opere di Merezkovski, Viaceslav Ivanov, Michele Kusmin, Andrea Bieli, Zinaida Hippius, Fiodor Sologub, Zinovieva Annibal, ecc. ecc., cioè di tutti coloro che la nostra letteratura e la nostra opinione pubblica d'avanguardia hanno sempre ritenuto i rappresentanti dell'oscurantismo reazionario e dell'apostasia in politica e in arte.
Gorki disse, a suo tempo, che il decennio tra il 1907 e il 1917 merita di esser definito il decennio più vergognoso e più mediocre della storia degli intellettuali russi; allora, dopo la rivoluzione del 1905, una parte notevole degli intellettuali voltò le spalle alla rivoluzione, scivolò nella palude del misticismo reazionario e della pornografia, proclamò come propria bandiera la mancanza di ogni ideologia, mascherando il proprio tradimento con la «
bella» frase: «bruciai tutto ciò che adoravo, adorai tutto ciò che bruciavo» . Appunto in questo decennio apparvero opere di rinnegati come Il cavallo pallido di Ropscin, le opere di Vinnicenko e di altri, che disertarono il campo della rivoluzione per il campo della reazione, e che si affrettarono a screditare gli alti ideali per cui lottava la parte migliore, di avanguardia, della società russa. Vennero alla luce i simbolisti, gli immaginisti, i decadenti d'ogni colore, che rinnegavano il popolo e proclamavano la tesi «l'arte per l'arte», che esaltavano l'assenza di ogni ideologia nella letteratura, mascherando la propria corruzione ideologica e morale con la ricerca della bella forma priva di contenuto. Erano acccomunati tutti dal terrore selvaggio per la rivoluzione proletaria che avanzava. Basti ricordare che uno dei maggiori «ideologi» di queste correnti letterarie reazionarie era Merezkovski, il quale definì la marcia della rivoluzione proletaria «l'avanzata di Cam»(1) e che accolse la Rivoluzione d'Ottobre con un livore bestiale.
Anna Akhmatova è uno dei rappresentanti di questa palude letteraria, reazionaria e senza idee. Essa appartiene al cosiddetto gruppo letterario degli acmeisti, che uscirono, a suo tempo, dalle file dei simbolisti, e fu sempre vessillifera della poesia aristocratica da salotto, vuota, priva di contenuto, assolutamente estranea alla letteratura sovietica. Gli acmeisti rappresentavano la tendenza più individualista dell'arte. Essi predicavano la teoria «
dell'arte per l'arte», «della bellezza per la bellezza», non volevano saperne del popolo, dei suoi bisogni, dei suoi interessi, della vita sociale.
Per le sue origini sociali era questa una corrente letteraria aristocratico-borghese, in un periodo in cui l'aristocrazia e la borghesia avevano i giorni contati e in cui i poeti e gli ideologi delle classi dominanti si sforzavano di evadere dalla spiacevole realtà, per levarsi nelle altezze stratosferiche, nelle nebbie del misticismo religioso, nelle meschine esperienze personali e nell'indagine delle loro meschine animucce. Gli acmeisti, come i simbolisti, i decadenti e gli altri rappresentanti dell'ideologia aristocratico-borghese in dissoluzione, predicavano il decadentismo, il pessimismo, la fede in un mondo soprannaturale.
Gli argomenti della Akhmatova sono espressione d'individualismo. Il diapason della sua poesia, una poesia da signorina irritata, che si muove tra il boudoir e l'inginocchiatoio, è straordinariamente basso. Il suo motivo fondamentale è dato dagli accenti erotico-sentimentali, intrecciati di tristezza, angoscia, morte, misticismo, fatalità. Il sentimento della fatalità, sentimento comprensibile per la coscienza sociale di un gruppo agonizzante, i toni oscuri della disperazione che precede la morte, le esperienze mistiche unite all'erotismo, questo è il mondo spirituale dell'Akhmatova, uno dei frammenti del mondo della vecchia cultura aristocratica irrimediabilmente sprofondato nel passato «
del buon tempo antico di Caterina» . Ora monaca, ora sgualdrina, o, piuttosto, monaca e sgualdrina insieme, in cui la dissolutezza è mista alla preghiera.

Ma io ti giuro sul giardino dell'angelo,
Sull'icona dei miracoli, ti giuro
E sull'odore delle nostre notti di fiamma...
( Akhmatova, Anno Domini )



Questa è l'Akhmtova con la sua piccola, meschina vita personale, con le sue insignificanti esperienze ed il suo erotismo mistico-religioso.
La poesia dell'Akhmatova è assolutamente lontana dal popolo. E' la poesia dei diecimila privilegiati della vecchia Russia aristocratica, condannati, ai quali non è rimasto altro che sospirare per il «
buon tempo antico». I palazzi dei latifondisti dei tempi di Caterina, con i secolari viali di tigli, le fontane, le statue e gli archi di pietra, le serre, le conversazioni amorose e le vetuste insegne sul portone, la Pietroburgo aristocratica, Tsarkoie Selò(2) la stazione di Pavlovsk e le altre reliquie della civiltà aristocratica. Ma tutto ciò è sparito in un passato che non ritornerà! I frammenti di questa civiltà ormai lontana, estranea al popolo, che per chissà quale miracolo si sono conservati sino ai nostri tempi, non hanno più altro da fare che chiudersi in se stessi e vivere di chimere. «Tutto è disperso, tradito, venduto» : così scrive la Akhmatova.
Ossip Mandelstam, uno degli esponenti più in vista di quel gruppetto, poco prima della rivoluzione, così scriveva degli ideali poltico-sociali e letterari degli acmeisti: «
Gli acmeisti uniscono l'amore per l'organismo e l'organizzazione a un geniale medioevalismo fisiologico...» . «Il medioevo, determinando a suo modo il peso specifico dell'uomo, lo sentiva e lo riconosceva in chiunque, del tutto indipendentemente dai suoi meriti...» . «Sì, l'Europa ha attraversato il labirinto di una cultura raffinata e precisa, quando l'esistenza astratta, l'esistenza individuale, da nulla abbellita, era stimata come un atto eroico. Di qui l'intimità aristocratica, che legava tutti gli uomini ed era così estranea, per il suo spirito, alla 'uguaglianza e fraternità' della grande rivoluzione...» . «Il medioevo ci è caro, perchè possedeva in alta misura il senso del limite e delle barriere...» . «Un misto generoso di ragionevolezza e di misticismo e la sensazione del mondo come vivente equilibrio ci lega a quell'epoca e ci induce ad attingere energie dalle opere delle letterature romanze del XIII secolo» .
In queste enunciazioni di Mandelstam sono esposti i sogni e gli ideali degli acmeisti. «
Indietro verso il medioevo» : questo è l'ideale sociale di questo gruppo aristocratico da salotto. Indietro verso la scimmia: fa eco Zostcenko. A proposito, sia gli acmeisti che i Fratelli Serapioni traggono la loro origine da antenati comuni. Il capostipite comune, tanto degli acmeisti che dei Fratelli Serapioni, è stato Hoffmann, uno dei fondatori del decadentismo e del misticismo aristocratico da salotto.
Perchè tutto ad un tratto si è avuto bisogno di popolarizzare la poesia dell'Akhmatova? Che relazione ha con noi, col popolo sovietico? Perchè occorre mettere una tribuna letteraria a disposizione di tutte queste correnti letterarie decadenti e a noi profondamente estranee?
Dalla storia della letteratura russa, sappiamo che più d'una volta le correnti letterarie reazionarie, a cui appartenevano i simbolisti e gli acmeisti, hanno tentato di muover guerra alle grandi tradizioni rivoluzonarie democratiche della letteratura russa, contro i suoi esponenti d'avanguardia, hanno tentato di privare la letteratura del suo alto significato ideologico e sociale, di trascinarla nella palude della mancanza di contenuto ideologico e della volgarità. Tutte queste correnti «
di moda» sono state sommerse nel Lete e respinte nel passato, insieme alle classi di cui esprimevano l'ideologia. Di tutti questi simbolisti, acmeisti, bluse gialle, fanti di quadri, nicevoki(3) che cosa è rimasto nella nostra genuina letteratura russa, sovietica? Proprio nulla, sebbene i loro attacchi contro i grandi esponenti della letteratura democratica rivoluzionaria russa -- Bielinski, Dobroliubov, Cerniscevski, Herzen, Saltikov-Stcedrin -- fossero stati preparati con gran rumore e pretenziosità. Ma con lo stesso fracasso essi si sono sfasciati.
Gli acmeisti proclamavano: «
Non apportare modificazione alcuna all'esistenza e non abbandonarsi a criticarla». Perchè erano contrari ad introdurre una qualsiasi modificazione nella vita? Perchè quel vecchio modo di vivere aristocratico, borghese piaceva loro; mentre invece il popolo rivoluzionario si accingeva a distruggere quella loro vita. Nell'ottobre del 1917, sia le classi dominanti che i loro ideologi e cantori furono gettati tra i rifiuti della storia.
E improvvisamente, nel ventinovesimo anno della rivoluzione socialista, ecco che ricompaiono sulla scena alcune rarità da museo di quel mondo di ombre e incominciano a insegnare alla nostra gioventù come si deve vivere. Davanti alla Akhmatova si spalancano le porte di una rivista di Leningrado e la si lascia libera di avvelenare la coscienza della gioventù con la deleteria esalazione della sua poesia.
In un numero della rivista Leningrad è stato pubblicato qualcosa come un estratto delle opere scritte dall'Alkhmatova dal 1909 al 1944. E qui, insieme ad altri detriti, c'è una poesia scritta durante la grande guerra patria, nel momento dell'evacuazione. In questa poesia essa scrive della sua solitudine, che è costretta a dividere con un gatto nero. Il gatto nero la guarda come l'occhio del secolo. Il tema non è nuovo. Di un gatto nero l'Akhmatova scrisse anche nel 1909. Le sensazioni di solitudine e di mancanza di una via di uscita, sensazioni estranee alla letteratura sovietica, accompagnano tutto il processo storico della «creazione» dell'Akhmatova.
Che cosa c'è di comune fra questa poesia e gli interessi del nostro popolo e del nostro stato? Proprio nulla, L'opera dell'Akhmatova è l'espressione di un lontano passato; essa è estranea alla realtà sovietica contemporanea e non può venir tollerata sulle pagine delle nostre riviste. La nostra letteratura non è una impresa privata destinata a soddisfare i vari gusti del mercato letterario. Noi non siamo affatto obbligati a far posto, nella nostra letteratura, a gusti e costumi che non hanno nulla in comune con la morale e le qualità del popolo sovietico. Che cosa possono dare di istruttivo alla nostra gioventù le opere dell'Akhmatova? Nulla, se non del male. Queste opere possono soltanto seminare lo sconforto, la demoralizzazione, il pessimismo, l'aspirazione a evadere dai problemi essenziali della vita sociale, ad abbandonare l'ampia via della vita e dell'attività sociale per il ristretto piccolo mondo delle esperienze individuali. Come si può affidar loro l'educazione della nostra gioventù?! Eppure, si sono pubblicate con gran sollecitudine le cose dell'Akhmatova su Zviezdà e su Leningrad e perfino in volume. E' stato un grosso errore politico.
Non è un caso che, in conseguenza di ciò, sulle riviste di Leningrado abbiano cominciato ad apparire le opere di altri scrittori che stanno scivolando nell'assenza di ogni ideologia e nel decadentismo. Alludo ad oper come quelle di Sadofiev e della Komissarova. In alcuni dei loro versi, Sadofiev e la Komissarova hanno incominciato a riecheggiare l'Akhmatova, a coltivare gli atteggiamenti di sconforto, di tristezza e di solitudine, tanto cari all'anima dell'Akhmatova.
Non occorre dire che simili atteggiamenti o l'apologia di simili atteggiamenti possono esercitare soltanto un influsso negativo sulla nostra gioventù, possono avvelenarne la coscienza con il soffio mefitico della mancanza di un'ideologia, dell'apoliticità, dello sconforto.
E che cosa sarebbe accaduto se avessimo educato la nostra gioventù nello sconforto e nella sfiducia nella nostra causa? Sarebbe avvenuto che non avremmo vinto la grande guerra patria. Noi abbiamo superato le immense difficoltà dell'edificazione del socialismo ed abbiamo ottenuto la vittoria sui tedeschi e sui giapponesi proprio perchè lo stato sovietico e il nostro partito, con l'aiuto della letteratura sovietica, hanno educato la nostra gioventù all'operosità, alla fiducia nelle proprie forze. (...)
(...) Prendiamo ancora l'argomento della donna sovietica. Si possono forse coltivare, fra i lettori e le lettrici sovietiche, le vergognose concezioni dell'Akhmatova sulla funzione e sulla missione della donna, invece di dare una rappresentazione veramente esatta della donna sovietica contemporanea in generale e della fanciulla e della donna eroine di Leningrado in particolare, che hanno sostenuto sulle loro spalle le immense difficoltà degli anni di guerra e oggi lavorano con abnegazione per risolvere i difficili compiti della ricostruzione economica? (...)
(...) V.I. Lenin formulò per primo, con estrema chiarezza, l'atteggiamento del pensiero sociale d'avanguardia verso la letteratura e l'arte. Vi rammenterò il noto articolo di Lenin: Organizzazione di partito e letteratura di partito, scritto alla fine del 1905, in cui egli, con la forza che gli era propria, dimostrò che la letteratura non può essere senza partito, che essa dev'essere parte integrante e notevole della causa generale del proletariato. In quest'articolo di Lenin sono posti tutti i principi su cui si basa lo sviluppo della nostra letteratura sovietica. Lenin scriveva:
«
La letteratura deve diventare di partito. In contrapposizione ai costumi borghesi, in contrapposizione alla stampa borghese affaristica e commerciale, in contrapposizione all'arrivismo letterario e all'individualismo borghesi, all' 'anarchismo da signori' e alla corsa al guadagno, il proletariato socialista deve promuovere il principio della letteratura di partito, sviluppare questo principio e attuarlo nella forma più completa e organica possibile» .
«
In che cosa consiste questo principio della letteratura di partito? Non soltanto nel fatto che per il proletariato socialista l'attività letteraria non può essere strumento di guadagno per singoli individui o per gruppi, ma anche nel fatto che essa non può essere in genere una questione individuale, indipendente dalla causa generale del proletariato. Abbasso i letterati senza partito! Abbasso i letterati superuomini! L'attività letteraria deve diventare una parte dell'attività generale del proletariato...».
E più oltre, nello stesso articolo:
«
Vivere nella società ed essere liberi dalla società non è possibile. La libertà dello scrittore, dell'artista, dell'attrice borghese è soltanto una dipendenza mascherata (o ipocritamente mascherata) dai portafogli ben forniti, da coloro che li corrompono e li mantengono.» .
(...) Tutti noi amiamo Leningrado, tutti noi amiamo la nostra organizzazione di partito di Leningrado, come uno dei reparti d'avanguardia del nostro partito. A Leningrado non dev'esserci rifugio per i vari avventurieri mascherati della letteratura, che vogliono sfruttare Leningrado per i loro scopi. A Zostcenko, alla Akhmatova e ai loro simili, la Leningrado sovietica non è cara. Essi vogliono vedere in essa l'incarnazione di altri ordinamenti sociali e politici, di un'altra ideologia. La vecchia Pietroburgo, il cavaliere di bronzo, ecco che cosa balena davanti ai loro occhi come simbolo di questa vecchia Pietroburgo. E noi invece amiamo la Leningrado sovietica, la Leningrado centro d'avanguardia della cultura sovietica. La gloriosa schiera delle grandi figure democratiche e rivoluzionarie uscite da Leningrado: ecco i nostri antenati diretti, a cui facciamo risalire le nostre origini. Le gloriose tradizioni della Leningrado contemporanea sono la continuazione dello sviluppo di queste grandi tradizioni democratiche rivoluzionarie, che non cambieremmo per nulla al mondo. (...)
(...) Al mondo borghese non piacciono i nostri successi all'interno del paese e nel campo internazionale. Le posizioni del socialismo, alla fine della seconda guerra mondiale, si sono consolidate. In molti paesi d'Europa la questione del socialismo è all'ordine del giorno. Ciò non piace agli imperialisti di tutte le tinte. Essi hanno paura del socialismo, hanno paura della nostra patria socialista, che è d'esempio a tutta l'umanità progressiva. Gli imperialisti, i servi della loro ideologia, i loro letterati e giornalisti, i loro uomini politici e i loro diplomatici cercano in tutti i modi di calunniare il nostro paese, di metterlo sotto una falsa luce, di calunniare il socialismo. In queste condizioni, il compito della letteratura sovietica non sta soltanto nel rispondere, colpo per colpo, a tutte queste ripugnanti calunnie ed attacchi contro la nostra cultura sovietica, contro il socialismo; ma anche nello sferzare ed attaccare audacemente la cultura borghese, che si trova in uno stato di marasma e di decomposizione.
Quali che siano le belle forme di cui si riveste oggi la produzione dei letterati borghesi di moda, nell'Europa occidentale e in America, e quelle dei registi cinematografici e teatrali, essi non possono comunque salvare e rialzare la loro cultura borghese, poichè la base materiale è putrida e nauseante, poichè questa cultura è posta al servizio della proprietà privata capitalistica, al servizio degli interessi egoistici e cupidi della élite della società borghese. Tutta la schiera dei letterati, dei registi cinematografici e teatrali borghesi si sforza di distrarre l'attenzione degli strati progressivi della società dalle scottanti questioni della lotta sociale e politica e di portare quest'attenzione nell'alveo della letteratura e dell'arte volgari e senza ideologia, piene di gangster, di girls da varietà, di esaltazione dell'adulterio, di prodezze di avventurieri d'ogni genere e di cavalieri d'industria.
Si addice forse a noi, rappresentanti della cultura sovietica progressiva, patrioti sovietici, la parte di chi si inchina alla cultura borghese o la parte di suoi discepoli? Al contrario, la nostra letteratura, che riflette una struttura più elevata di qualsiasi struttura democratico-borghese, una cultura molte volte più alta della cultura borghese, ha il diritto di insegnare agli altri la nuova morale umana universale. (...)
".
1- Cioè l'avanzata dei popoli orientali, che discenderebbero da Cam, figlio di Noè.
2Villaggio dello Zar» , famoso castello, residenza estiva degli zar nelle vicinanze di Pietroburgo.
3- Letteralmente: «nullisti» .

Andrei Zdanov, "Rapporto sulle riviste Zviezdà e Leningrad", pubblicato nel n. 225 della Pravda, 21 settembre 1946. Tratto da: "Politica e ideologia", Edizioni Rinascita, 1949, traduzione di Carol Caracciolo-Straneo.



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